Tempo di cene, cenoni , grandi abbuffate e
sostanziosi sprechi.
Da Torino, alla vigilia di questo capodanno 2011 è
però partito il primo progetto di lotta agli sprechi alimentari.
A
luglio, Slow Food Piemonte, in collaborazione con l’Università di
Bologna, più precisamente con la società Last Minute Market, ha
firmato un accordo contro gli sprechi alimentari, con il consenso del
sindaco Fassino.
A distanza di qualche mese, il progetto è andato
prendendo forma grazie all’intervento di alcuni supermercati della
zona torinese e del Sermig.
Un noto ipermercato consegnerà al Sermig alimenti
non più commercializzabili, perché vicini alla scadenza o con
confezione danneggiata, ma ancora commestibili. Il Sermig li
trasformerà parte in pasti presso le proprie strutture, parte in
sacchetti-spesa da distribuire a chi ne ha bisogno.
Il calcolo è impressionante se si pensa che nei
supermercati ogni giorno si butta lo 0,2-0,5% degli alimenti; si stima
dunque che in un anno al Sermig arriveranno dalle 25 alle 35
tonnellate di cibo.
I dati ricordati da Ernesto Olivero, fondatore del
Sermig e raccolti dalla Caritas riportano cifre allarmanti: 8,3
milioni di poveri in Italia, 100 mila persone che muoiono ogni giorno
nel mondo per fame. "E il Sermig – dice – è nato proprio per
combattere la fame".
Torino è la prima grande città d’Italia a
firmare questo patto, che presto però sarà replicato anche in altre
regioni. E i cinque pasti al giorno consegnati , dimostrano che il
progetto sta funzionando.
In più, se si pensa che i paesi industrializzati
buttano nella spazzatura 22 milioni di tonnellate di cibo l’anno, è
naturale pensare a quali siano le disastrose ripercussioni sull’ambiente,
sull’economia e sulla salute. Lo spreco, dunque, può diventare una
risorsa e, riducendo gli scarti, vi potrebbe essere una drastica
diminuzione dell’inquinamento.
La città di Torino punta alla riduzione del 50%
degli sprechi alimentari entro il 2025, sconfiggendo così, attraverso
la riduzione degli scarti, la fame in Italia.
È interessante notare come la crisi in atto abbia
prodotto un cambiamento nelle consuetudini degli italiani, modificando
le abitudini delle persone in fatto di consumi, gli sprechi si sono
ridotti del 20-25%.
Per quanto riguarda Slow Food, la lotta agli
sprechi è una delle otto azioni fondamentali,poiché, come il
presidente di Slow Food Italia Roberto Burdese lamenta, "gli
sprechi non sono errori del sistema, ma pilastro su cui il sistema è
fondato, produrre cioè più del necessario". E poi fa una
disamina di una tendenza preoccupante: "I paesi ricchi sprecano e
accaparrano terre nel terzo mondo per mantenere questa sovraproduzione.
Salvo poi ricompensare gli espropriati con prodotti di bassa qualità,
che portano là dove non ci sono le malattie dei paesi ricchi, come il
diabete".
Per Ernesto Olivero, però, non è ancora
abbastanza: "La strada buona l’abbiamo trovata – conclude –
ma bisogna fare di più. La lotta agli sprechi deve diventare una
materia a scuola".
Per chi volesse saperne di più: www.sermig.org