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Politica
in Pinerolo |
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Elezioni
Comunali 2011
Dibattito
Pinerolo come la
vorrei/3
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di Bruno Manghi, sociologo
Un clima
spirituale e intellettuale
che contrasti il provincialismo
Pinerolo Indialogo
- Anno 2 - N.2 - Febbraio 2011
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Nella prospettiva delle elezioni
comunali del 2011 abbiamo messo in campo questa rubrica per riportare
le aspettative dei cittadini dai futuri amministratori della nostra
città.
Questa volta interviene il sociologo Bruno Manghi
Muoviamo da un’evidenza: Pinerolo e le sue contrade
limitrofe di valle o di pianura, rappresenta una comunità di elevato
benessere, non solo rispetto al pianeta ma anche nel contesto europeo.
Per noti motivi non lo vediamo dalle denuncie dei redditi, ma dal
livello dei consumi privati e famigliari. A ciò si aggiunge un
sistema di servizi più che dignitoso. Senza dimenticare il contesto
naturale e paesaggistico che va preservato ma che ancora tiene.
Rispetto ad altri centri di provincia abbiamo qui una certa vivacità,
una popolazione molteplice e varia, un tono culturale e sociale
apprezzabile.
Ciò si è costruito in una lunga storia che ha visto il
confronto tra valdesi e cattolici, che grazie alla tradizione militare
ha attratto energie dal resto d’Italia, che ha fruito di un’industrializzazione
di qualità non di rado collegata al resto del mondo. La nuova
generazione sarà certamente un fattore di arricchimento.
Queste note positive ed innegabili ovviamente non debbono nascondere
sofferenze personali e sociali, disuguaglianze inaccettabili, disagi
profondi.
Alla vigilia del domani il futuro di Pinerolo è
ovviamente sfidato da grandi questioni.
Anzitutto sappiamo ormai di avere un pianeta dove
"ci sono anche gli altri", dove l’occidente non può più
spadroneggiare, e dove è probabile che esso entri in una fase di
impoverimento, ovviamente relativo. Il che metterà a dura prova
progetti personali disegnati sulle cose di ieri e ci indurrà, dopo un
inevitabile smarrimento, a sperimentare diversi stili di vita e di
lavoro.
La difficoltà di tali appuntamenti è piuttosto forte
poiché una società benestante e vecchiotta si immalinconisce tenendo
gli occhi puntati sul passato. Qui scatta il ruolo dei più giovani,
di energie mentali e spirituali alla ricerca di speranze fondate.
L’insidia è ovviamente un certo non spiacevole
provincialismo, mentre ciò che serve è che i nostri giovani vivano e
sperimentino il mondo, stabiliscano legami più lunghi in Europa ed
oltre, esplorino possibilità inedite.
Agli adulti e agli anziani il compito non tanto di
proteggere quanto di aiutare le energie che crescono.
Come si è visto non ho voluto parlare di politica o
amministrazione che pur sono cose assai importanti, ma di un possibile
clima spirituale e intellettuale che contrasti il provincialismo
sedentario e che è visibile in tante piccole cose presenti già ora
nella nostra comunità.

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