Lidia
Caffaro è l’ostretica che ha fatto nascere nel Pinerolese migliaia
di bambini, con la quale altrettante mamme (e papà?), oltre che
ginecologi si sono confrontati. Incontro Lidia, ora in pensione, per
un dialogo su questa esperienza e professione che ci accomuna.
Come è nata in te la scelta di fare
l’ostetrica?
Io in realtà volevo fare l’insegnante, ma
prendevo sempre brutti voti in psicologia e filosofia, e un anno venni
rimandata. Proprio in quel periodo, un giorno per caso mio padre
incontrò l’ostetrica che aveva fatto nascere le mie sorelle: fu lei
che gli fece venire l’idea di portarmi a Torino a fare la scuola per
ostetriche. Lì non ci sarebbero state filosofia e psicologia e avrei
intrapreso un percorso di studi che mi avrebbe dato una professione. E’
stata quindi una scelta casuale. Non immaginavo che sarebbe diventato
il lavoro della mia vita.
Per quanti anni e dove hai svolto la
professione di ostetrica?
Ho iniziato a lavorare come strumentista di
sala operatoria e poi come ostetrica già mentre studiavo, al S. Anna.
Poi mi sono spostata a Pinerolo, dove ho lavorato trent’otto anni,
fino alla pensione.
Hai qualche episodio particolare
(buffo o serio) da raccontarci?
Ne avrei tanti in entrambi i casi! Ho il
ricordo di tanti parti tragici: un bambino nato senza braccia, due
gemelli siamesi... Ma gli episodi che mi hanno colpito di più sono
state le morti di due donne per emorragia, una per un distacco di
placenta e l’altra per una rottura d’utero; le morti di queste
donne e altre, che avevano già altri figli e quindi hanno lasciato
degli orfani, sono tra i ricordi più tragici che ho. Altri episodi
strani a cui ho assistito, sono le gravidanze immaginarie.
Tra le cose più serie e che mi
hanno segnato di più, però, ci sono le storie di abbandono di
neonati: una volta l’aborto era illegale e molte donne partorivano e
poi per indigenza o altri gravi problemi erano costrette a lasciare i
bambini in ospedale, essendo tuttavia dilaniate dal senso di colpa.
Ecco, io per la mia esperienza di ostetrica, mi sento di dire a tutti
quei ragazzi adottati, che la rinuncia da parte della madre naturale
di riconoscerli, non è stato un atto di egoismo, bensì un estremo
gesto di amore per permettere loro di crescere in una famiglia che
potesse garantirgli un futuro migliore.
Come sono cambiate negli anni l’assistenza
ostetrica e la "dimensione" del parto?
Io ho avuto molta difficoltà quando c’è
stato l’avvento del computer; prima dedicavo tutta me stessa, il mio
tempo e la mia professionalità alla donna che avevo in carico, dopo
mi son trovata, con molto dispiacere e peso, a dover togliere del
tempo prezioso all’assistenza della partoriente per poter stare
dietro ad una parte burocratica che ha preso il sopravvento ed è,
ormai, quasi la cosa preponderante nelle sale parto. Tuttavia la
tecnologia è stata anche positiva: per esempio, l’avvento dell’ecografia
è stato un cambiamento epocale per noi ostetriche, perché il sapere
già prima a cosa vai incontro (grandezza del feto, malformazioni,
gemellarità, se sono siamesi ecc…) e il non trovarti delle
"sorprese" in sala parto, fa davvero la differenza nella
pianificazione dell’assistenza. Una volta si lavorava "al
momento", ora si può pianificare l’assistenza, a tutela nostra
e della gestante.
Tu sei individuata da molti come l’ostetrica
"storica" del Pinerolese. Questo ti inorgoglisce, ti turba,
ti gratifica...?
E’ sicuramente gratificante, lo è per me
e lo è stato per la mia famiglia. Ricorderò sempre un episodio in
cui mio padre tutto fiero mi raccontò di aver "preso un caffè
alla mia salute" offertogli da un compaesano che era diventato
nonno di un bimbo che avevo fatto nascere io: questo signore l’aveva
fermato per strada colmo di gioia, riconoscendo in lui il padre dell’ostetrica
che aveva aiutato il nipote a nascere.
Fra poco i ragazzi che terminano le
superiori sceglieranno il percorso universitario o lavorativo. Che
cosa consiglieresti ad una ragazza che volesse iscriversi al Corso di
Laurea in Ostetricia per intraprendere la tua stessa carriera?
Tu sai bene cosa ho sempre detto alle
giovani allieve ostetriche, perché lo dissi anche a te quando
arrivasti a fare il tirocinio in sala parto qui da noi a Pinerolo:
"ma che caspita di lavoro ti sei scelta?". Purtroppo il
nostro lavoro è molto impegnativo, di grande responsabilità (abbiamo
tra le mani ben due vite di cui rispondere!), ed è poco remunerato
per ciò che richiede: questo è un grande cruccio, e mi sento di
affermare che quella dell’ostetrica è una delle professioni più
mal pagate se conti che lavori i festivi, i notturni e che a volte
affronti dei turni davvero gravosi. Inoltre, una volta studiare da
ostetrica ti assicurava un posto di lavoro fisso sin da subito, invece
ora le giovani ostetriche stentano a trovare lavoro nel loro settore,
nonostante gli ottimi risultati scolastici, la dedizione, la passione
e la voglia di svolgere questa professione, trovandosi a dover far
tutt’altro per mantenersi.
Quindi oggi come oggi, ad una
ragazza che mi chiedesse un parere, sconsiglierei di iscriversi al
Corso di Laurea in Ostetricia.