L’altro
giorno uno dei ragazzi che ruota intorno a questo giornale se ne
è uscito con la frase: «Basta! Smettiamola di chiamare
Pinerolo "Città della cavalleria", non se ne può
più, siamo fermi all’’800!»
E sì, ha ragione, basta con il continuare a
identificare Pinerolo come "citta della cavalleria",
che tanto piace al sindaco Buttiero, al generale Di Staso e a
tanti altri nostalgici dei tempi gloriosi che furono e che non
torneranno più. Sa di vecchio, di ottocentesco, di nostalgia.
È un vivere girati all’indietro, a un passato che non può
dar forza al presente.
È giusto ricordare quei tempi gloriosi,
commemorarli, scriverne, celebrarli, ma finiamola con l’identificazione
del presente. Innanzitutto perchè a Pinerolo non c’è una
cavalleria e la città non ruota intorno all’economia del
cavallo, e poi perchè blocca il cambiamento, la ricerca di
nuovi percorsi identitari. Parliamo piuttosto di Pinerolo che ha
delle buone attrezzature sportive, un palaghiaccio d’avanguardia,
dei campi di calcio e da tennis, un buon centro per il tiro con
l’arco nel vicinato (Cantalupa) e anche un buon maneggio
coperto dove si possono praticare gli sport equestri con delle
gare a livello nazionale e internazionale.
Ma finiamola di parlare di "Pinerolo,
città della cavalleria", nessun giovane, nessuna azienda,
nessun docente universitario verrà a Pinerolo per questo. Non
buttiamo al mare i ricordi e quello che rappresentano.
Valorizziamo
pure tutto quello che ci è stato lasciato, ma il presente è
tutt’altra cosa. Ha un bisogno tremendo di innovazione!!
Per almeno 20 anni siamo stati prigionieri di un sogno
irrealizzabile!!
Incominciamo a parlare di Pinerolo come
città accogliente, che ha un buon clima e buone scuole per
educare i figli, che è una città pulita (?) e che accoglie a
braccia aperte chi vuole venire ad abitarci e ad insediarvi un’azienda
hi-tech.
Bisogna essere assolutamente capaci di
attrarre imprese e lavoratori capaci di innovazione per far
ripartire il territorio.
Sta qui la scommessa!
Il grande difetto di Pinerolo - ecco il
provincialismo - è l’incapacità di rinnovarsi; è il
rimanere prigioniera del mito di una realtà che non c’è
più.
Antonio Denanni