Tra
le sue deleghe qual è quella che la impegna di più?
È difficile dare una
risposta, perchè alcune sono strettamente correlate. Ovviamente l’emergenza
abitativa è il tema principale, conseguenza dei problemi sociali
legati all’assenza di lavoro. È molto triste il quadro dell’occupazione
e delle possibilità di lavoro continuative che diano garanzie per
permettere di accedere a un contratto d’affitto.
Rispetto all’amministrazione
precedente c’è stato "un cambio di passo" o i problemi
sono sempre gli stessi?
Per quanto riguarda il mio
assessorato i problemi sono pressochè sovrapponibili: il problema
della casa, la mancanza di lavoro e di inclusione sociale ce li
trascineremo per molto tempo ancora e al momento non vedo grandi
margini di inversione di rotta. Si è cercato di lavorare in
continuità apportando ovviamente alcuni approcci differenti in quanto
ognuno di noi ha un modus operandi proprio.
In questo periodo di
crisi quali sono i soggetti che si rivolgono al suo ufficio e le loro
richieste di aiuto?
Si rivolgono a noi fasce di
persone alquanto differenti tra loro: italiani, stranieri, single e
famiglie... Chi preoccupa di più però è chi non si rivolge all’ufficio
e si trova in quella situazione "grigia" al limite della
povertà. Ascoltiamo tutti e cerchiamo di dare delle risposte
sollecitando anche altre istituzioni, quali ad esempio l’ATC: dopo
diversi colloqui e sistemi di "pressione" siamo riusciti ad
ottenere a fine 2016 la consegna di parecchi alloggi che hanno
permesso di sbloccare al momento la situazione di criticità che si
era creata in autunno. Le persone chiedono per lo più lavoro che
possa permettergli di soddisfare il diritto alla casa.
Quali sono gli
interventi fatti per contrastare la povertà, a favore delle fasce
più deboli?
Esistono essenzialmente due
tipi di interventi, quelli di carattere assistenziale erogati dal CISS
sotto forma di aiuti economici o dall’ufficio casa nei casi di
morosità o emergenza abitativa. Esistono poi interventi che aiutano
le persone in difficoltà ad avere un minimo di sostegno economico,
svolti da parte di attori diversi: parlo di tutti i progetti legati
alla Fondazione San Paolo che permettono l’attivazione di voucher
gestiti dalle Associazioni/Cooperative, dei cantieri lavoro, del
progetto "Accendi una luce per chi non può", dei
tirocini... Dal 2 settembre 2016 è anche attivo il progetto SIA
nazionale dell’INPS, gestito dal CISS, per l’inclusione sociale
che permette a chi ne possiede i requisiti di avere 80 euro pro capite
al mese con attivazione di un progetto ad hoc.
Ci parla del
progetto "Accendi una luce per chi non può"? Come
rispondono i pinerolesi? Sembra in modo non proprio positivo...
Il progetto "Accendi
una luce per chi non può" nasce da un’idea di welfare
generativo legato al problema della casa, per chi comunque si trova in
difficoltà economiche e necessita di un aiuto per il pagamento dell’affitto:
è data la possibilità di svolgere dei lavori di pubblica utilità
gestiti dall’ufficio Lavori Pubblici del Comune in cambio di voucher
corrispondenti all’importo concordato. Il fondo è un fondo di
solidarietà sul quale chiunque può donare, anche solo 10 euro al
mese: i negozi e le aziende che doneranno verranno riconosciute in un
elenco di aziende solidali. Il Comune ha stanziato dei fondi per il
progetto e lo Zonta club ha deciso di donare parte del ricavato del
concerto di Natale a tal fine; sono pervenute donazioni di singoli
anche durante la cena del 23 dicembre dove sono stati raccolti circa
400 euro. Inizieremo a raccogliere le richieste dal mese di febbraio e
spero veramente che i pinerolesi rispondano donando e finanziando il
progetto che potrà permettere a molti di prevenire lo sfratto: è lì
che vogliamo arrivare, prevenire le situazioni di emergenza e
permettere a chi si trova nei centri di accoglienza di uscirne e
recuperare un proprio spazio di autonomia. Su questo non posso non
ringraziare l’AVASS che ci sta aiutando per la realizzazione del
progetto occupandosi direttamente dell’erogazione dei voucher e
della tenuta contabile del progetto e l’UNICREDIT di Pinerolo che si
è prodigata per riuscire ad attivare in tempi brevissimi il progetto
su "IL MIO DONO", promettendo anche di finanziare il
progetto, attendiamo. Sono contenta anche che alcuni cittadini siano
già venuti a chiedere quando partirà il progetto.
Tra le sue deleghe
ci sono anche le associazioni. Dagli incontri avuti sono nate delle
collaborazioni e delle progettualità comuni?
Certamente! Con le
Associazioni dal 20 settembre siamo partiti con progetti trasversali
in modo da portare a casa nel 2017 un obiettivo per ogni tavolo di
lavoro (disabili, minori e lotta alla violenza, terza quarta età,
trasporto solidale e assistenza ospedaliera, lotta alla povertà, uno
straniero a Pinerolo e pure animali e ambiente). Nei tavoli sono nati
dei progetti che cerchiamo di portare avanti, mi sembra prematuro
parlarne, comunque ringrazio di cuore tutti quanti hanno partecipato
alle serate, impegnative ma veramente arricchenti.
Ci parli del
rapporto con il Ciss e dei servizi che eroga. Ci risulta che sia
aumentata la quota dei Comuni per abitante per erogare un servizio di
prossimità del Tribunale. Ce lo spiega?
I rapporti con il CISS sono
molto buoni, apprezzo l’impegno di tutti e condivido l’idea di
Consorzio che ho portato avanti anche a settembre quando abbiamo
deciso di erogare un contributo straordinario per far fronte ai
problemi del CISS stesso. Con quello che hanno fanno i miracoli; la
quota dei Comuni aumenta in relazione a un piano di adeguamento per
riuscire a colmare da un lato la riduzione continua dei trasferimenti
da Regione e Stato e dall’altro l’aumento della domanda da parte
dei cittadini.
Lo sportello di prossimità è un servizio che si vuole portare sul
territorio, permetterebbe lo svolgimento di tutta la giurisdizione
volontaria che prima della chiusura del tribunale veniva eseguita a
Pinerolo e per cui adesso occorre andare a Torino (sul territorio ci
sono circa 1000 tutele/amministrazioni di sostegno). Affiancato allo
sportello di prossimità ci sarebbe un ufficio tutele per il supporto
ai familiari come accade a Torino. Questo nuovo servizio ha dei costi
che sono in parte sotenuti dal tribunale (locali, utenze e 1
cancelliere), l’ordine degli avvocati metterebbe a disposizione una
figura dedicata al progetto, la città metropolitana (al momento)
fornirebbe un assistente sociale un giorno alla settimana nel 2017 e
full time nel 2018, la fondazione San Paolo coprirebbe i costi di
avvio per l’acquisto della licenza del software necessario, il CISS
metterebbe a disposizione un’assistente sociale con esperienza in
tutele all’inizio part-time (i cui costi ricadrebbero su tutti i
Comuni con una quota pro-capite).
Il progetto ha un certo costo e quindi se si vorrà come consorzio
andare avanti insieme all’Unione Montana della Val Chisone
occorrerà trasferire una quota che può variare dai 20 centesimi il
primo anno a un massimo di 50 centesimi pro-capite dal secondo anno,
se non si trovano finanziamenti alternativi; in cambio però si avrà
un notevole e importante servizio per i cittadini e in particolare per
le fasce deboli.
Politiche sociali
vuol dire anche immigrati. Qual è la situazione in città? Vi è una
percentuale alta di richiedenti servizi?
Attualmente se parliamo di
immigrati siamo sotto la soglia dei 2,5 per mille abitanti, siamo a 73
circa profughi sul territorio, se si parla di stranieri il discorso
cambia, si fa molta confusione al riguardo. Da noi possono venire a
chiedere casa e lavoro come accade agli italiani, la graduatoria è
unica e i criteri d’accesso sono i medesimi.
Si rivolgono al suo
ufficio anche i giovani senza lavoro o è una massa che non fa
richieste di tipo sociale?
Si, purtroppo vengono anche
da me, come da Cerrano che è l’Assessore al lavoro, in percentuale
comunque molto minore rispetto all’adulto nella fascia dei 50 annni.