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I Materianera sono un trio formato
dalla cantante Yendry Fiorentino e dai produttori Enphy ed Alain
Diamond, che portano una personale formula di musica elettronica in
live con influenze house, dub, r&b e future bass.
L’esperienza televisiva di Yendry
ad X Factor l’ha portata a cercare nuove vie per produrre e
promuovere la propria musica. Quale pensate sia, attualmente, in
Italia, il rapporto tra la musica ed un media come la televisione?
Sicuramente un media come la televisione è,
dal lato promozionale, un mezzo che fa crescere la propria visibilità
esponenzialmente. In Italia abbiamo degli esempi chiarissimi di come
questo rapporto sia sempre più solido e viscerale.
La vostra attenzione ai media è
comunque alta: photoshoot curati, videoclip ben girati e pubblicati su
canali di promozione ben conosciuti. Qual è l’importanza per un
musicista dell’immagine e dei canali di comunicazione col pubblico,
per voi?
È come un biglietto da visita, una vetrina.
Tendenzialmente, si tratta della prima cosa che si guarda in un
prodotto, che si parli di musica o meno. Dare l’immagine di noi che
più pensiamo ci rappresenti è quindi, per noi, di fondamentale
importanza.
Le vostre influenze, che
principalmente si rifanno alla musica black ed a diverse sfaccettature
dell’elettronica più recente, confluiscono in un sound che
classificate come "musica elettronica". In un momento dove i
confini dei generi elettronici si stanno sciogliendo sempre di più,
soprattutto se in presenza di una voce, in che modo ha senso parlare
ancora di generi?
Ha senso parlarne, ma solo nella misura
nella quale vogliamo paragonare, confrontare, accostare un suono ad un
altro per un bisogno di classificazione. È qualcosa di importante nel
confezionare un prodotto, che sia per organizzare un festival o per
identificare l’immaginario a cui una band si rifà.
La vostra musica presenta una grande
cura dei particolari di produzione, ma nei vostri live la suonate con
sintetizzatori e drum machine. Come avete sviluppato la ricerca della
restituzione in live del suono lavorato in studio?
Sì, abbiamo deciso di escludere il computer
nei nostri live per dare più l’idea di una band che suoni con degli
strumenti, anche se meno tradizionali. I beat, i loop e le backing
vocals di Yendry vengono tutte gestite da campionatori e drum machines,
cercando di dare così una versione live di ogni nostro brano, in
alcuni casi modificando la struttura per rendere lo show il più
dinamico possibile.
Alain è anche dj, e spesso termina
i vostri concerti con i suoi set. Quali sono le sue scelte per
mantenere una continuità, o spezzarla, tra l’atmosfera del live e
quella del dj set? A livello di studio, quali sono le differenze di
sonorità tra quelle che investe nei suoi progetti solisti e quelle
coi Materianera?
Per i live, dipende molto dal contesto in
cui ci si esibisce. Ci sono delle serate in cui spezza nettamente tra
concerto e set, magari con dell’hip-hop, perché sono più adatte al
locale in cui suoniamo, in altre ad esempio il dj set è molto più
deep house. Nei progetti solisti si occupa principalmente di produrre
tracce techno/tech-house dal beat decisamente più veloce, con chiari
riferimenti tribal e campioni afro, viste le sue origini.
Infine: al
di fuori della sua bella forma, perché il progetto Materianera
esiste? È musica da ballare, da ascoltare, su cui riflettere, per
viaggiare? La vostra natura, proprio perché ricca di sfumature,
sembra cambiare di pezzo in pezzo.
Il progetto Materianera esiste per l’unione
di tre differenti visioni della musica, creandone una quarta,
collettiva. Nelle nostre nuove produzioni abbiamo cercato di
estremizzare questi differenti punti di vista, racchiudendole in un
album, Abyss, che uscirà in autunno. Il disco conterrà tracce più
dinamiche ed elettroniche, ma anche altre dalle sonorità più intime
ed introspettive.
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